Da anni si parla di morte dei curricoli. ll sapere scolastico canonizzato nel corso del XIX secolo e tenuto in vita lungo tutto il XX non serve più. Ma come riformarlo?
Roger-François Gauthier , ispettore generale dell’istruzione in Francia, nel suo recentissimo libro, Cosa dovrebbe insegnare la scuola, propone una radicale rivoluzione dei curricoli. Norberto Bottani presenta l’opera e ci offre una libera traduzione di un’intervista all’autore pubblicata dall’Expresso l’8 settembre scorso.
Il 17/04/14 è stato varato il DEF. Le misure sulla scuola riprendono sia la legge “L’istruzione riparte”, sia le Linee programmatiche del ministro Giannini.Il messaggio incoraggiante sembra essere: è finito il periodo delle vacche magre, si ricomincia a spendere nell’istruzione. Ma come? Purtroppo gli interventi appaiono frammentati, privi di una visione strategica. All’interno la sintesi dei punti e il commento.
E’ degno di nota e di compiacimento un Presidente del Consiglio incaricato, che dedica alla scuola più dell’11% del suo discorso. Se dalle affermazioni di principio, si passa alle indicazioni programmatiche, le cose cambiano. Sono stati toccati solo due temi che gli derivano dalla sua esperienza di Sindaco: l’edilizia scolastica e gli asili nido, importantissimi, ma settoriali. All’interno l’intera parte del discorso sulla scuola con commento
Nel suo discorso alle Camere per ricevere la fiducia, il Presidente del Consiglio ha dedicato un passaggio alla scuola che riportiamo. Sono indicati, in termini molto generali, i seguenti punti: Costituente per la scuola, anticipo del diploma, formazione-reclutamento-carriera insegnanti, scuola dell’infanzia per tutti. All’interno il commento dell’ADI
Anna Pietrocarlo analizza la recente opera curata da Christian Maroy, L’école à l’épreuve de la performance. Les politiques de régulation par les résultats. Il belga Maroy, ora all’università di Montreal in Canada, è considerato il vate in Europa del coro che contesta il quasi-mercato dell’istruzione, la concorrenza tra scuole, le valutazioni standardizzate . L’opera non appare però tout court contro le valutazioni esterne, piuttosto contro la modalità ossessiva in cui si svolgono in USA. In calce, uno scambio fra Pietrocarlo e Pedrizzi sulla situazione italiana.
E’ uscito in questi giorni, edito da Il Mulino,l’ultimo libro di Norberto Bottani, Requiem per la scuola?
L’autore ne discute in un’intervista con la presidente dell’ADi, Alessandra Cenerini. Di fronte al fallimento dei sistemi scolastici statali, in termini di efficienza, qualità ed equità, c’è da chiedersi se così come sono abbiano ancora un senso e quali siano i possibili modelli alternativi da perseguire.
Con la sentenza 147 del 7/06/12 la Corte ha stabilito che lo Stato non può imporre alle Regioni gli istituti comprensivi, nè la loro consistenza numerica. Ha però dichiarato legittima la decisione dello Stato di non assegnare il DS agli istituti che non hanno le dimensioni minime consentite. Si tratta di una sentenza che lascia irrisolti i problemi, poiché le Regioni godono di un classico potere decisionale irresponsabile, non rispondendo dei costi che spettano tutti allo Stato.
R. Drago ha commentato in maniera analitica il decreto su Semplificazione e Sviluppo, pubblicato in G.U. il 9-02-12, comparando la prima versione e quella finale “ripulita” dal MEF. Una brutta figura per il Ministro, che speriamo tragga un insegnamento fondamentale: “spendere meglio, non di più”
Un articolo del sociologo francese François Dubet, che sostiene la tesi, confortata da comparazioni internazionali, che le disuguaglianze sociali risultano tanto più forti quanto più i diplomi giocano un ruolo decisivo nell’accesso all’impiego. E in Italia? Sollecitiamo il confronto
Claudio Gentili, direttore di Confindustria Education, presente al Forum Investire nelle competenze per il XXI secolo, svolto a Parigi in occasione dell’incontro tra i Ministri dell’educazione dei 38 paesi dell’OCSE, ha fornito un interessante resoconto dei vari interventi